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Il meccanismo del gioco d'azzardo s'impadronisce totalmente dei giocatori, anima e corpo. Essi vivono una vita da automi: esseri senza una continuità storica vera e propria, esposti al mero caso e alla malia fatale della ripetizione. Questo, a ben vedere, è anche il tempo ipnotico dei consumi, in cui l'ultimo richiamo della moda - con rinnovato appeal mediático - cerca di occultare il nostro essere inchiodati al demone del sempre-uguale (sempre lo stesso identico nuovo dell'ultimo prodotto immesso sul mercato). Tale mito raggelante è stato descritto magistralmente da Walter Benjamin, Philip K. Dick e Paul Auster; liberarci da esso ci porta inevitabilmente a un confronto serrato con il sogno osceno di benessere instillato dalla merce: dove persino uno shampoo promette la resurrezione.